Anche per i nostri Ragazzi del 2020, i maturandi al tempo del Covid, è ormai passata la terribile “notte prima degli esami”.
Una “maturità” che la gran parte di loro, per settimane costretti a star chiusi in casa, sembra aver già acquisito sul campo, dimostrando un buon livello di rispetto delle Regole e, insieme, una grande capacità di adattamento al mutare delle “congiunture” che via via si presentano nella vita.
Del resto, sono “Millennial”: sono capaci di fare con un dito quello che noi – e mi riferisco alla nostra generazione di ormai cinquantenni (o giù di lì) – sa fare solo con tutte e 10 le dita delle mani, e per giunta in un tempo incomparabilmente superiore.
Li osserviamo con una punta di benevola invidia, noi che il Covid non lo abbiamo avuto e che – ai tempi - abbiamo dovuto sostenere lo scritto, oltre all’orale.
Gli studenti dei licei classici e chi ha studiato il greco antico lo sa bene: una volta la cultura era tutta orale, e lo stesso Omero si atteggia a “personificazione soggettiva” di un’epoca remota nella quale valori e simboli si “passavano” attraverso racconti epici che avevano – e avrebbero ancor oggi – davvero tanto da insegnare.
Considerazioni (purtroppo, viene da dire, viste le notizie delle ultime ore) assai lontane dalla politica e da chi la fa, e che la forza della storia ci costringerà un giorno a recuperare.
Quel giorno, chi digiterà su una tastiera “xkè”, piuttosto che scrivere “perché”, saprà almeno dargli un significato.
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