Offendere su Facebook è reato. Con sempre maggiore fermezza la giustizia si sta muovendo lungo questa direzione. L’ultima sentenza della Cassazione, la 50/2017, lo ribadisce con toni chiari come mai: scrivere un post offensivo su una bacheca Facebook può portare all’accusa di diffamazione aggravata.
Tempi duri per i leoni da tastiera dopo la recente sentenza della Cassazione che ha tacciato di diffamazione aggravata ogni atto di offesa, anche se scritto sulla bacheca Facebook. Vita reale e virtuale non hanno molta differenza agli occhi della giustizia, soprattutto se a rimetterci sono persone offese da chi si fa forte nascosto dietro allo schermo di un pc.
La Cassazione ribadisce ancora una volta che con le offese è meglio non scherzare, anche quando si tratta di un post scritto in preda alla rabbia e senza pensare troppo alle conseguenze: scrivere un post denigratorio su Facebook potenzia l’effetto dell’offesa, raggiungibile da un numero potenzialmente illimitato di persone.
La questione che si solleva adesso non riguarda tanto il comportamento che gli utenti dovrebbero avere sui social network quanto la disciplina sanzionatoria prevista in questi casi che, trattandosi di un’aggravante al reato di diffamazione, può portare alla reclusione in carcere o al pagamento di una somma notevole nei confronti della persona danneggiata dall’offesa pubblicata sulla bacheca Facebook.
La sostanza è chiara: offendere qualcuno sulla bacheca Facebook è diffamazione aggravata. Vediamo come sono andati i fatti, cosa ha stabilito la Cassazione e quali le conseguenze a livello penale.
La sentenza della Corte di Cassazione 50/2017 del 2 gennaio non lascia dubbi: offendere qualcuno su Facebook e nello specifico pubblicando un post sulla sua bacheca personale può costare caro. In realtà già in precedenza la Cassazione si era mossa in questa direzione e nonostante il potenziale pubblico dell’offesa pubblicata a mezzo stampa sia inferiore, è accusato di diffamazione a mezzo stampa anche chi offende inviando un fax o email.
Che la giustizia si stia muovendo verso una maggiore tutela dei diritti dei cittadini della piazza virtuale non ci sono dubbi e anche a livello legislativo sono state avanzate ed accettate molte proposte con l’obiettivo di tutelare gli utenti di internet. A fronte di notizie che quasi quotidianamente ci parlano di casi di violenza psicologica e bullismo la giurisprudenza fa la sua parte e, in difesa dei diritti degli internauti, lancia un guanto di sfida ai cosiddetti leoni da tastiera.
Vediamo di capire cosa ha inteso specificare la Cassazione con la sentenza 50/2017 e cosa vuol dire che un’offesa in bacheca è diffamazione aggravata.
Ai sensi dell’art. 595 c.p., “commette il reato di diffamazione chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione”. In caso di diffamazione è prevista l’applicazione di una pena, ovvero fino ad un anno di carcere o una multa fino a 1.032 euro.
Cosa si intende invece con diffamazione aggravata? Vediamo cosa prevede il Codice Penale, quando si concretizza l’aggravante e quale la pena prevista in caso di offesa sulla bacheca Facebook.
Offendere sulla bacheca Facebook comporta l’accusa di diffamazione aggravata che, sulla base di quanto previsto dalla Legge comporta l’aumento della pena. Cosa si rischia?
Bisogna distinguere le diverse tipologie di aggravanti, ovvero:
- attribuzione di un fatto determinato: la maggiore credibilità dell’offesa giustifica la reclusione fino a due anni o la multa fino a 2.065 euro;
- offesa arrecata a mezzo stampa, pubblicità, atto pubblico: la forte diffusione delle vie di comunicazione impiegate giustifica la reclusione da sei mesi a tre anni o la multa non inferiore a 516 euro;
- offesa arrecata a corpo politico, amministrativo, giudiziario, sua rappresentanza, autorità costituita in collegio: la collettività degli enti offesi giustifica l’incremento di un terzo rispetto alla pena base.
Nel caso specifico, la sentenza della Cassazione ha stabilito che un offesa pubblicata in bacheca Facebook comporta l’attribuzione del reato di diffamazione aggravata poiché arrecata a con “altro mezzo di pubblicità”, ovvero con un mezzo idoneo a coinvolgere e raggiungere una vasta platea di soggetti, aggravando quindi la capacità di diffusione del messaggio offensivo.
Adesso la domanda che molti si porranno è cosa si rischia e quale è la pena prevista in caso di accusa di diffamazione aggravata su Facebook. Sulla base di quanto specificato precedentemente il rischio è di essere condannati alla reclusione da 6 mesi a 3 anni e il pagamento di una multa non inferiore a 516 euro.
Insomma, non è più tempo di scherzare con la rete e, se proprio per natura caratteriale non riuscite a trattenere la rabbia, fareste meglio a optare per un confronto faccia a faccia. In fondo lo sappiamo tutti, verba volant, scripta manent e da oggi scrivere un offesa sulla bacheca Facebook di qualcuno potrebbe costarvi veramente caro.
Fonte: ForexInfo
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